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Paesaggi agrari europei
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- Categoria principale: Geografia
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Circa un terzo del suolo europeo è utilizzato per l’agricoltura; oltre a ciò ampie aree sono sfruttate per il pascolo o ospitano distese di boschi e foreste, specie nel Nord del continente. Non tutte le regioni europee dispongono tuttavia della stessa quantità di suolo fertile: la maggiore disponibilità di terreni adatti all’agricoltura si trova nelle aree pianeggianti dell’Europa centro settentrionale, in una fascia che dalla Danimarca si estende verso est
comprendendo Germania, Repubblica Ceca, Polonia, Ungheria e Romania. Le regioni più povere di suolo fertile sono, invece, quelle dove il clima è più freddo e i rilievi sono dominanti: è il caso della regione alpina, di quella scandinava e dell’Islanda. Nell’area mediterranea la quantità di suolo coltivabile disponibile è elevata; le coltivazioni sono a volte rese difficili dalla presenza di aspri rilievi montuosi e dall’insufficiente quantità di precipitazioni. Il differente sviluppo agricolo delle regioni europee è inoltre determinato da fattori umani quali il grado di sviluppo tecnologico, il tipo di proprietà e di contratto agrario prevalenti, le dimensioni delle aziende, la quantità di investimenti e le politiche agrarie dei singoli stati.
In generale si può affermare che nelle regioni centro-occidentali sono localizzate le attività del primario più redditizie e tecnologicamente avanzate, mentre nelle regioni sud-orientali quelle più povere e legate a modi di produzione di tipo tradizionale. Nelle regioni agrarie più ricche le attività produttive sono realizzate in aziende di grandi dimensioni, con l’impiego di molti capitali, di mezzi meccanici, prodotti chimici e software avanzati; viceversa nelle regioni meno ricche le aziende agricole sono spesso molto piccole e a carattere familiare, gli
investimenti sono limitati così come l’impiego di strumenti e tecniche avanzate. Nelle regioni mediterranee, tuttavia, accanto a situazioni di arretratezza, convivono aziende assai efficienti.
In Europa si possono oggi distinguere quattro grandi regioni agrarie, vaste aree che hanno in comune i prodotti principali, le tecniche e le modalità di organizzazione prevalenti nelle attività del primario.
La regione nordica dello sfruttamento forestale comprende i territori che si estendono nell’Europa settentrionale ed è caratterizzata da un clima rigido che impedisce un’agricoltura proficua: solo l’orzo, con cui si producono la
birra e il whisky, ha una discreta importanza.
I pascoli consentono soltanto l’allevamento ovino, dal quale si ricava anche la famosa lana delle pecore Shetland. Nella tundra è poi praticato l’allevamento itinerante delle renne. La risorsa principale, quindi, è costituita dalle estesissime foreste di conifere (larici, abeti e pini), da cui si ottengono notevoli quantità di legname, usato come materiale da costruzione e per la produzione della carta.
La regione atlantica dei pascoli e dell’allevamento da latte include tutta la fascia dell’Europa centro settentrionale affacciata sull’oceano fino al Mar Baltico. È contraddistinta da un clima umido che favorisce lo sviluppo di ricchi pascoli naturali destinati alla produzione di fo- raggio per l’allevamento delle mucche da latte. In tutta questa zona molto redditizie sono le produzioni di latte e di suoi derivati (burro, formaggi e yogurt). Le uniche coltivazioni diffuse sono quelle di orzo, avena e segale, utilizzate come foraggio. Notevole importanza riveste anche l’allevamento suino, soprattutto in Danimarca e Olanda.
La regione continentale dei cereali e dell’allevamento da carne si estende nel centro dell’Europa, dalla Spagna settentrionale ai confini orientali del continente. Il clima temperato, i suoli fertili e le sterminate aree pianeggianti rappresentano le condizioni ideali sia per l’agricoltura sia per l’allevamento. Il cereale che domina
questa regione è il frumento, al quale si affiancano: a sud il mais, destinato in prevalenza all’alimentazione del bestiame; a nord cereali minori come orzo, avena e segale. All’agricoltura è associato l’allevamento da carne, soprattutto di bovini, ma anche di suini. Numerose sono poi le altre colture: patata, barbabietola da zucchero, girasole (da cui si ottiene l’olio), luppolo (per fare la birra), soia e vite.
La regione delle colture mediterranee comprende tutti i territori dell’Europa meridionale vicini al mare. Qui il settore primario deve fare fronte a ostacoli naturali quali l’aridità e la mancanza di grandi spazi pianeggianti. Nelle terre brulle dell’interno si coltiva il grano duro, una qualità di frumento che richiede poca acqua ed è utilizzato per la produzione della pasta. Nelle zone più desolate prevalgono i pascoli in cui si allevano caprini e ovini. Le piane costiere ben irrigate ospitano invece produzioni specializzate molto redditizie, come quelle degli ortaggi (pomodori, legumi), dell’olivo, della vite e degli agrumi.