Film per la Scuola

Terminator: scheda del film

DATI TECNICI

ANNO

1984

 

ORIGINE

USA

 

GENERE

Fantascienza

 

REGIA

James Cameron

 

ATTORI

Arnold Schwarzenegger (Terminator), Michael Biehn (Kyle), Linda Hamilton (Sara)

 

SCENEGGIATURA

James Cameron

Gale Ann Hurd

 

IL FILM

Pare che l’idea della sceneggiatura di Terminator fosse stata ispirata a Cameron da un sogno fatto durante le riprese del suo primo bistrattato film: Piranha paura.

Cameron, cresciuto alla scuola di Corman (uno che girava film a basso costo in una settimana), si era dato subito da fare lavorando sulle priorità imparate dal maestro: pochi soldi, poco tempo, molte idee.

Era riuscito incredibilmente a convincere il capo struttura della New World Pictures, Gale Ann Hurd (che diventerà sua moglie e sarà sua collaboratrice fino al 1997), a finanziare il film e ad affidargli la regia.

Pare che in origine il ruolo di Reese fosse affidato a Schwarzenegger e che il muscoloso governatore avesse egli stesso optato per la parte del Terminator, forse conscio della ieraticità delle sue espressioni.

Per il ruolo del T-800 si era fatto il nome di O.J. Simpson, allora sporadico frequentatore dell’entourage hollywoodiano (Cassandra Crossing, Capricorn One, Una pallottola spuntata) ma fu ritenuto poco idoneo a vestire i panni del killer (ironicamente balzerà agli onori della cronaca proprio per l’omicidio della moglie).

Per la prima volta, in modo catastrofico, ci troviamo di fronte all’impossibilità dell’uomo di combattere le macchine. Per la prima volta l’uomo si rende conto che il destino ha un grande senso dell’ironia. E per la prima volta il senso di impotenza di fronte alla ribellione delle macchine ci assale per tutto il film e ci fa pensare a cosa succederà e se succederà davvero negli anni a venire.

Grande esercizio di fantascienza ed azione allo stato puro costruito con sicurezza e senza inutili divagazioni sullo sfondo di una metropoli notturna e squallida che comunica estraniamento ed invivibilità.

La fotografia, il montaggio serrato ed i pregevoli effetti speciali non sminuiscono la prova dei tre protagonisti.

Quindi se il terminator non fosse tornato indietro nel tempo per uccidere John, il bambino non sarebbe nato? Cameron crea un vero e proprio loop temporale (su cui verrà costruito poi il seguito Terminator 2 - il giorno del giudizio) che fece molto discutere all’epoca, ma che sicuramente riesce perfettamente nel suo scopo di stupire e far riflettere: si tratta in fondo dell’elemento principale che differenzia questo film dalle semplici produzioni fantascientifiche di puro intrattenimento.

 

QUALCHE CURIOSITA’

Schwarzenegger in tutto il film pronuncia solamente 17 battute: 19 se vogliamo annoverare le due che pronuncia contraffando la voce dell’ufficiale di polizia e della madre di Sarah.

Michael Biehn sarà un fedele collaboratore di Cameron (lavorerà anche in The Abyss e Aliens): curiosamente in tutti e tre i film interpretati viene morso.

Cameron è stato citato in giudizio dallo scrittore Harlan Ellison per plagio: pare che molte idee di Terminator derivino da tre suo racconti di fantascienza: Soldier, Demon with a glass hand e I have no mouth and i must scream.

 

ALCUNI SNODI TEMATICI

 

TECNOLOGIA VS UMANITA’

Tutto il cinema di Cameron risente di una sfiducia nei confronti della tecnologia a cui viene sempre contrapposta l’umanità come possibile alternativa. Non è un caso che sul 1985 di Terminator gravi la consapevolezza di un 2029 in cui le macchine, divenute intelligenti, hanno “schiavizzato” il genere umano.

La tecnologia ha per Cameron una forte ambivalenza: è un ottimo pretesto narrativo e iconografico (capace di stupire lo spettatore grazie anche all’effetto speciale), ma è anche la consapevolezza del pericolo che le “macchine” portano con se (è proprio con una scena di guerriglia futurista che si apre il film).

La macchina arriva a duplicare l’uomo per sostituirlo: non è un caso che il cyborg interpretato da Schwarzenegger (le cui scarse doti attoriali si abbinano bene alla rigifità del robot) abbia sembianze e tessuti umani; in più possiede la determinazione ottusa di un software: andare avanti finchè non si raggiunge lo scopo (uccidere tutte le Sarah Connor in città); in questo senso è la materializzazione delle nostre più archetipiche paure: egli è un “uomo nero” (anche graficamente) che arriva dal nulla per “uccidere” e che non può essere fermato (è l’equivalente tecnologico di un altro grande “spauracchio” del cinema degli anni ’80: il Freddy Krueger di Nightmare).

A combattere il cyborg passionali esseri umani, capaci di mescolare la loro umanità con la determinazione delle macchine (in Terminator 2 Sarah infatti diventerà una vera e propria “macchina da guerra” per difendersi) e capaci di smascherarle: non è un caso che il Terminator muoia con i fili scoperti (nudo, in tutta la sua ridicola struttura metallica), a mostrare che la sua umanità era solo un’illusione.

 

L’IDENTITA’ DELL’UOMO

La civiltà postmoderna pone all’uomo problemi di identificazione: dalle schedature amministrative e sociali, all’ngoscia poliziesca di non riuscire a trovare il nemico (Bin Laden vi dice niente?), alla vaporizzazione dell’io che la psicanalisi ha portato con se.

Il cinema dell’ultimo decennio ha riflettuto molto su queste contraddizioni. Quello di Cameron non fa eccezione.

I suoi esseri perturbatori hanno una dubbia provenienza: il Terminator piove “dal cielo”, preceduto da scariche elettriche che autorizzano un’interpretazione mistico-religiosa. Allo stesso modo il gioco dei rimandi temporali crea problemi di identità ai personaggi: Sarah non accetta l’idea di essere una specie di Madonna che concepisce il “salvatore” dell’umanità, oltretutto con un uomo del futuro.

 

IL RUOLO DELLA DONNA E LA FAMIGLIA ARTIFICIALE

Il cinema di Cameron lavora sui grandi miti dell’umanità, nei quali assume un ruolo centrale la donna: essa rivendica il suo ruolo di generatrice ed arriva a sostituire l’uomo (il finale di Terminator è emblematico in questo senso) per salvare l’umanità, anche se questo la obbliga ad assumernel’attitudine bellica.

I personaggi di Cameron hanno una doppia valenza, psicologica ed estetica, spesso in contrasto: come nella Ripley di Aliens, la cui magrezza collide con le armi gigantesche che maneggia, così il ruolo “fondante” di Sarah contrasta con le sue caratteristiche fisiche (leggermente grassa, con un trucco leggero, quasi anonima).

Terminator si pone inoltre come un vero e proprio saggio sulla riproducibilità e la maternità. Le macchine del futuro si possono riprodurre senza bisogno di atti sessuali: non è un caso che diano la caccia a Sarah, cardine dell’umanità in quanto procreatrice. Le cose sono ancora più complicate ed inquietani di quanto sembri: Sarah subisce la compresenza del maschio soffocante e possessivo (il T100) e del principe azzurro, giunto dal cielo per salvarla.

Ma tutto è inserito in una cornice ancora più inusuale: in realtà il “deus ex machina” di tutto è John Connor che orchestra la sua nascita mandando nel 1985 un uomo (Reese) che ha fatto lentamente innamorare di sua madre (il fatto John gli abbia dato una foto di Sarah non è casuale).

 

IL REGISTA

James Cameron è stato una tempesta per Hollywood. Nel decennio passato, lo scrittore, direttore, produttore e creatore artistico si è costruito la reputazione di maestro nella produzione di film con un occhio particolare per l'azione e per i strabilianti effetti visivi. Egli prima si è guadagnato notorietà con Terminator nel 1984, un film che ha anche aiutato la carriera del body-builder Arnold Schwarzenegger, e del reponsabile del trucco (il "makeup-man") Stan Winston.

Prima di Terminator, Cameron aveva iniziato la sua scalata verso il sucesso ad Hollywood iniziando come conducente di camion, poi lavorando come costruttore di modelli e poi come direttore artistico in vari progetti di Roger Corman, ma il suo primo lavoro da regista arriva con Piranha paura. Questi primi lavori lo aiutarono a sopravvivere, ma fu solo quando creò il cyborg post-nucleare che egli venne prepotentemente messo sotto le luci della ribalta. Terminator fu un successo strepitoso, ed a Cameron venne presto dato il compito di scrivere e dirigere l'impossibile: un seguito al film Alien di Ridley Scott. I critici dissero che non c'era modo di replicare il successo del film di fantascienza/horror del 1979, che la storia non aveva più niente da raccontare, e che mettere la scrittura e la regia di un film nelle mani di un uomo che aveva solo un buon film al suo attivo era un errore. Cameron dimostrò che queste critiche erano prive di quasiasi fondamento e completamente errate. Aliens - scontro finale venne distribuito nel 1986, shockando gli spettatori con la sua velocità, con le sue sequenze di iper-azione e, molto più importante, una trama drammatica molto ben scritta. Cameron espanse l'universo di Alien in ogni direzione, dando agli spettatori nuove informazioni sull'universo dov'era ambientata la storia, sul passato dell'eroina (Ripley), e naturalmente sugli stessi alieni.

Dopo Aliens, Cameron ha dimostrato molte volte di essere un vero "uomo della resurrezione" nel mondo del cinema: i suoi film hanno stipato gli spettatori nei cinema e nei teatri, senza mai smettere di fornire massicce dosi di azione assieme ad irresistibili personaggi e a trame drammatiche: basti ricordare Terminator 2, Titanic, The Abyss. Sul set, egli è sia temuto che rispettato. Egli spesso ha progettato e disegnato molte delle attrezzature tecniche utilizzate nei suoi film, come gli elevatori (il "Power Loader") in Aliens o l'endoscheletro del T-800 nel film Terminator.

Con numerosi successi al suo attivo, Cameron ha scalato la piramide del successo ed è stato spesso paragonato ad altri "visionari" del cinema come George Lucas e Steven Spielberg, tutte persone che hanno dato nuovo impulso alla cinematografia, portandolola in nuovi, inesplorati territori.