Compiti delle Vacanze per la 3B

A) LEGGERE A SCELTA UNO DEI SEGUENTI LIBRI E SCHEDARLO SECONDO LO SCHEMA RIPORTATO PIU' SOTTO

- IL CENTURIONE DI AUGUSTO di Guido Cervo, Piemme, Milano, 2010
- LE IDI DI MARZO di Valerio Massimo Manfredi, Mondadori, MIlano, 2008
- UN INFINITO NUMERO di Sebastiano Vassalli, Einaudi, Torino, 1999
- IL MONDO ESTREMO di Christoph Ransmayr, Feltrinelli, Milano, 2003
- IMPERIUM di Robert Harris, MOndadori, MIlano, 2008

TRACCIA PER SCHEDA LIBRO
Nome dell’autore:
Titolo del libro:
Casa editrice:
Genere:
Ambiente:
Tempo:
Personaggi:
Temi principali:
Sintesi del racconto:
Giudizio sul libro:

 


B) RIPASSARE LA SINTASSI DEI CASI E TRADURRE LE SEGUENTI VERSIONI

NOMINATIVO
Quibus rebus Romam nuntiatis tantus repente terror invasit, ut cum Lentulus consul ad aperiendum aerarium venisset ad pecuniamque Pompeio ex senatusconsulto proferendam, protinus aperto sanctiore aerario ex urbe profugeret. Caesar enim adventare iam iamque et adesse eius equites falso nuntiabantur. Hunc Marcellus collega et plerique magistratus consecuti sunt. Cn. Pompeius pridie eius diei ex urbe profectus iter ad legiones habebat, quas a Caesare acceptas in Apulia hibernorum causa disposuerat. Delectus circa urbem intermittuntur; nihil citra Capuam tutum esse omnibus videtur. Capuae primum se confirmant et colligunt delectumque colonorum, qui lege Iulia Capuam deducti erant, habere instituunt; gladiatoresque, quos ibi Caesar in ludo habebat, ad forum productos Lentulus spe libertatis confirmat atque iis equos attribuit et se sequi iussit; quos postea monitus ab suis, quod ea res omnium iudicio reprehendebatur, circum familias conventus Campani custodiae causa distribuit.

ACCUSATIVO
Atque eius modi quiddam etiam bello illo maximo quod Athenienses et Lacedaemonii summa inter se contentione gesserunt, Pericles ille et auctoritate et eloquentia et consilio princeps civitatis suae, cum obscurato sole tenebrae factae essent repente, Atheniensiumque animos summus timor occupavisset, docuisse civis suos dicitur, id quod ipse ab Anaxagora cuius auditor fuerat acceperat, certo illud tempore fieri et necessario, cum tota se luna sub orbem solis subiecisset; itaque etsi non omni intermenstruo, tamen id fieri non posse nisi intermenstruo tempore. quod cum disputando rationibusque docuisset, populum liberavit metu; erat enim tum haec nova et ignota ratio, solem lunae oppositu solere deficere, quod Thaletem Milesium primum vidisse dicunt. id autem postea ne nostrum quidem Ennium fugit; qui ut scribit, anno quinquagesimo CCC. fere post Romam conditam 'Nonis Iunis soli luna obstitit et nox.' atque hac in re tanta inest ratio atque sollertia, ut ex hoc die quem apud Ennium et in maximis annalibus consignatum videmus, superiores solis defectiones reputatae sint usque ad illam quae Nonis Quinctilibus fuit regnante Romulo; quibus quidem Romulum tenebris etiamsi natura ad humanum exitum abripuit, virtus tamen in caelum dicitur sustulisse.

GENITIVO
(1) Tranquillus contubernalis meus vult emere agellum, quem venditare amicus tuus dicitur. (2) Rogo cures, quanti aequum est emat; ita enim delectabit emisse. Nam mala emptio semper ingrata, eo maxime quod exprobrare stultitiam domino videtur. (3) In hoc autem agello, si modo arriserit pretium, Tranquilli mei stomachum multa sollicitant, vicinitas urbis, opportunitas viae, mediocritas villae, modus ruris, qui avocet magis quam distringat. (4) Scholasticis porro dominis, ut hic est, sufficit abunde tantum soli, ut relevare caput, reficere oculos, reptare per limitem unamque semitam terere omnesque viteculas suas nosse et numerare arbusculas possint. Haec tibi exposui, quo magis scires, quantum esset ille mihi ego tibi debiturus, si praediolum istud, quod commendatur his dotibus, tam salubriter emerit ut paenitentiae locum non relinquat. Vale.

DATIVO
Inter labores voluntarios et exercitia corporis id quoque accepimus Socraten facere insuevisse: stare solitus Socrates dicitur pertinaci statu perdius atque pernox a summo lucis ortu ad solem alterum orientem inconivens, immobilis, iisdem in vestigiis et ore atque oculis eundem in locum directis cogitabundus tamquam quodam secessu mentis atque animi facto a corpore. Temperantia quoque fuisse eum tanta traditum est, ut omnia fere vitae suae tempora valitudine inoffensa vixerit. In illius etiam pestilentiae vastitate, quae in belli Peloponnensiaci principiis Atheniensium civitatem depopulata est, is parcendi moderandique rationibus dicitur et a voluptatum labe cavisse et salubritates corporis retinuisse, ut nequaquam fuerit communi omnium cladi obnoxius.

Analisi di una poesia

Scrivere l'analisi di un testo poetico è una operazione complessa: non basta infatti trasporre in prosa quanto è espresso in poesia né ripor­tare le proprie impressioni sul contenuto.

Ecco uno schema semplice ma efficace per commentare una poesia.

 

A) ARGOMENTO

Il passo iniziale per il commento di un testo poetico è riconoscerne l'argomento.

1) Il titolo. Una prima informazione sul contenuto può venire dall'esame del titolo, componente quasi sempre presente e spesso rivelatrice. Talvolta il titolo è una vera e propria parola-chiave, di per sé già fortemente indicativa; in altri casi esso è soltanto allusivo e di lettura meno facile; in altre occasioni ancora, è parte essenziale dell'opera, tale da risultare indispensabile all'unità del testo, quasi un verso introduttivo alla lirica.

Esaminato il titolo, una lettura attenta ti consentirà di completare il tuo primo approccio con il testo. Una seconda lettura, questa volta a voce alta, ti permet­terà poi di apprezzare l'andamento del componimento, sul quale è bene verifica­re gli effetti degli eventuali enjambement.

2) La parafrasi. A conclusione di questa parte iniziale del percorso, la parafrasi

aiuta a esplicitare il contenuto del testo.

 

B) ANALISI DEL SIGNIFICANTE

Analizzare il significante equivale a compiere un attento esame delle caratteristiche formali della poesia.

1) Il ritmo. In questa fase del percorso esaminiamo in primo luogo la funzione del ritmo che può essere duplice: evidenziare parole o concetti mediante gli accenti ritmici, influire sulla musicalità dei versi.

2) Gli artifici fonici. Passiamo ora a considerare gli artifici fonici (rime, assonanze, consonanze, allitterazioni, ecc.), le onomatopee, l'accostamento di suoni aspri o dolci, la cui influenza sulla musicalità si somma alla funzione del ritmo.

3) Artifici fonici e contenuto. Il terzo passo del percorso di analisi del significante consiste nella verifica della corrispondenza fra effetti fonici e contenuto. Poiché la scelta degli artifici in poesia non è casuale, controlliamo, a questo punto, se a suoni aspri corrispondano concetti di sofferenza e a suoni dolci concetti di gioia o serenità. Fra gli artifici fonici, il più noto, la rima, per la sua importanza, va esaminato con particolare cura, idoneo, com'è, a istituire rapporti di significato. È questo, dunque, un ulteriore aspetto da prendere in considerazione.

4) Le modalità espressive. Indirizziamo ora la nostra attenzione sulle modalità espressive usate dai poeti, estremamente varie e mutate in modo significativo nel corso dei secoli. Il linguaggio può essere semplice e quotidiano, oppure alto, solenne, complesso, oscu­ro, difficile. I periodi possono esser lunghi o costituiti da frasi frammentate. Gli avver­bi e gli aggettivi possono essere usati in abbondanza o essere del tutto assenti.

5) L'aspetto metrico-strutturale. L'analisi del significante prosegue con l'esame del testo osser­vato sul piano metrico-strutturale. In questa fase vanno riconosciuti: versi, strofe, tipo di componimento, tipo di rime.

6) La tradizione. Per ultimo va considerato il rapporto del poeta con la tradizione e le sue nor­me, valutando se e fino a che punto rispetti o violi te regole consolidate, quale significato abbia per lui la scelta di seguire o di porsi al di fuori della tradizione, aspetto, quest'ultimo, molto frequente nella poesia contemporanea (assenza di ri­me, versi di misura inconsueta, tipi di componimenti non conformi alle consuetu­dini, ecc.).

 

C) ANALISI DEL SIGNIFICATO

1) Le figure retoriche. Il punto di partenza consiste nel riconoscere e interpretare le figure reto­riche, in particolare la similitudine, la metonimia, la metafora e l'analogia, rive­latrici dei simboli e del toro significato.

2) Tema e messaggio. Proseguiamo il percorso con un'importante operazione: riconoscere il tema, o i temi, del componimento, a cui ti sarà possibile pervenire individuando parole e espressioni-chiave e costruendo, grazie a esse, il campo semantico.

Ricorda infine che molte poesie, in particolare quelle che trattano valori largamen­te condivisi come la solidarietà, l'aspirazione alla pace, la condanna della guerra, ecc. sono portatrici di messaggi, che, anche se non sempre esplicitati, ti sarà tuttavia possibile rintracciare.

3) Il contesto. Il lavoro di commento può essere, con opportuni materiali di riferimento, concluso con una nota di approfondimento che metta in relazione il tema od il messaggio con: il contesto storico, la corrente letteraria a cui appartiene, altri componimenti del poeta, altre opere sul medesimo tema.

 

Serve un esempio pratico? Clicca sul testo per scaricare l'analisi di esempio di "Sono una Creatura" di Ungaretti.

- parte 1

- parte 2

Tema da svolgere per Lunedì 12 marzo

Il viaggio: esperienza dell’altro, formazione interiore, divertimento e divagazione, in una parola, metafora della vita.

 

DOCUMENTI
«Oggi più che mai vivere significa viaggiare; la condizione spirituale dell' uomo come viaggiatore, di cui parla la teologia, è anche una situazione concreta per masse sempre più vaste di persone. Sempre più incerto, nelle vertiginose trasformazioni del vivere, appare il ritorno - materiale e sentimentale - a se stessi; l' Ulisse odierno non assomiglia a quello omerico o joyciano, che alla fine ritorna a casa, bensì piuttosto a quello dantesco che si perde nell' illimitato».
C. MAGRIS,  Tra i cinesi che sognano Ulisse, CORRIERE DELLA SERA, 12/12/2003

«In definitiva, che modo di viaggiare è questo? Fare un giro per questa città di Miranda do Douro, questa Cattedrale, questo sacrestano, questo cappello a cilindro e questa pecora, dopodiché segnare una croce sulla mappa, rimettersi in marcia e dire, come il barbiere mentre scuote l’asciugamano: «Avanti un altro». Viaggiare dovrebbe essere tutt’altro, fermarsi più a lungo e girare di meno, forse si dovrebbe addirittura istituire la professione del viaggiatore, solo per chi ha tanta vocazione, è di gran lunga in errore chi crede che sarebbe un lavoro di poca responsabilità, ogni chilometro non vale meno di un anno di vita. Alle prese con questo filosofare, il viaggiatore finisce per addormentarsi, e quando al mattino si sveglia, ecco davanti agli occhi la pietra gialla, è il destino delle pietre, sempre nello stesso posto, a meno che non venga il pittore e se le porti via nel cuore».
J. SARAMAGO, Viaggio in Portogallo, Torino, 1999

«Il viaggiatore aveva un pregiudizio favorevole nei confronti di popoli di contrade lontane e cercava di descriverli ai suoi compatrioti;… ora l’uomo moderno è incalzato. Il turista farà quindi, un’altra scelta: le cose, e non più gli esseri umani, saranno oggetto della sua predilezione: paesaggi, monumenti, rovine… Il turista è un visitatore frettoloso …non solo perché l’uomo moderno lo è in generale, ma anche perché la visita fa parte delle sue vacanze e non della sua vita professionale; i suoi spostamenti all’estero sono limitati entro le sue ferie retribuite. La rapidità del viaggio costituisce già una ragione della sua preferenza per l’inanimato rispetto all’animato: la conoscenza dei costumi umani, diceva Chateaubriand, richiede tempo. Ma c’è un’altra ragione per questa scelta: l’assenza di incontri con soggetti differenti, è molto riposante, poiché non mette mai in discussione la nostra identità; è meno pericoloso osservare cammelli che uomini».       
T. TODOROV, Noi e gli altri, “L’Esotico”, Torino, 1991, passim

«Ero a Volgograd…Ero a Benares…Ero a Ketchum…Ero a Jàsnaja Poljana…Ero a Colonia…Ero sull’Ortigara… Tutti gli spostamenti fisici, se l’intelligenza vuole e il cuore lo concede, possono assomigliare a splendidi incroci magnetici. Attraversare lo spazio eccita il tempo. Sarà per questo che, quando parto, cerco sempre di trovare, innanzitutto, le ragioni del ritorno? Non erano così i viaggi del Novecento! Molti di quelli che li compivano avrebbero voluto smarrirsi in un altrove fantastico capace di garantire, a poco prezzo e senza troppi disagi, chissà quali clamorose scoperte e fulgide ebbrezze… In classe abbiamo una bella carta geografica. Molti miei alunni, slavi, arabi, africani e asiatici, possono considerarsi esperti viaggiatori. Hanno mangiato la polvere dei deserti, il catrame delle autostrade. Conoscono la vernice scrostata delle sbarre doganali, i sonni persi con la testa appoggiata al finestrino dell’autobus, i documenti stropicciati fra le mani… Adesso sono loro a spiegarmi, con pazienza e lungimiranza, lasciando scorrere il dito sulla mappa, le scalcinate periferie di Addis Abeba, la foresta pluviale poco distante da Lagos, i mercati galleggianti di Dacca, gli empori di Herat, le feste di Rabat, gli scantinati di Bucarest. Ed io compio davvero insieme a loro, senza pagare il biglietto, il giro del mondo in aula».
E. AFFINATI, Viaggiare con il cuore, CORRIERE DELLA SERA, 4/2/2005

Tema da svolgere per Lunedì 19 marzo

Argomento: La riscoperta della necessità di « pensare»

 

DOCUMENTI

«A che serve la filosofia? A niente, e a nessuno. Non serve, anzitutto perché non ha uno scopo cui essere asservita. E non serve a nessuno, dal momento che se ha una storia e una tradizione è perché non conosce autorità. Ovunque e in nessun luogo la filosofia si dispiega come libero esercizio del pensiero, che si sottrae a qualunque rigida norma o definizione. Se incontra un qualche confine è solo per oltrepassarlo, come hanno compreso molti tra quelli che invadono in questi giorni Modena in occasione del «Festival Filosofia». Parecchi sono rimasti sorpresi dal successo di una simile iniziativa, in un tempo, il nostro, che sembrerebbe sempre più quello dell'indifferenza...»
G. GIORELLO, Filosofia in piazza. Cercando il dialogo fuori dalle accademie, IL CORRIERE DELLA SERA, 21/9/2003

 

«Nulla e nessuno è mai completamente al riparo dal luogo comune, dal fanatismo, dalla stupidità. Anche la filosofia è in grado di provocare, e ha certamente provocato, disastri, non diversamente dalla scienza. ciò accade soprattutto quando si combini con saperi più o meno occulti ed esoterici, tradizionalisti o apocalittici. . Ma, in generale, possiamo affermare che, proprio come la scienza, la filosofia nel suo insieme non è certo priva di ambiguità. Eppure, ne abbiamo sempre più bisogno. la voglia di filosofia cresce, e forse paradossalmente cresce proprio in Italia, il paese più «ricco» di cattedre e istituzioni. La filosofia può scendere dal piedestallo specialistico e avvicinarsi ai problemi delle persone. Il suo campo d’azione . si dilata alle «zone calde» della nostra cultura: le neuroscienze, le scienze sociali, l’etica economica, per non parlare della bioetica.»
Mario BAUDINO, Ricca e vestita vai, filosofia, LA STAMPA, 29/4/2003

 

«Il filosofo si riconosce dal fatto che egli ha, inseparabilmente, il gusto dell'evidenza e il senso dell'ambiguità. Ciò che del filosofo è caratteristico è il movimento incessante che dal sapere riconduce all'ignoranza e dall'ignoranza al sapere..La debolezza del filosofo è la sua virtù . Il mistero è in tutti come è in lui. Che cosa dice il filosofo dei rapporti dell'anima col corpo se non ciò che ne sanno tutti gli uomini.? Che cosa insegna sulla morte, se non che è nascosta nella vita, come il corpo nell'anima.? Il filosofo è l'uomo che si risveglia e che parla, e l'uomo ha in sé, silenziosamente, i paradossi della filosofia, perché, per essere davvero uomo, bisogna essere un po. di più e un po. di meno che uomo».
M. MERLEAU-PONTY, Elogio della filosofia, 1953